lunedì 20 maggio 2013

^Sigh^Look! - Beta




Prima un’ammissione.
Faccio parte di quella generazione che è cresciuta guardando gli scontri tra robot alla televisione. Ricordo ancora con un misto di eccitazione e paura la parte iniziale di una pellicola, da guardare magicamente su proiettore (prima delle vhs, prima del dvd), in cui la navicella spaziale di Actarus atterra all’interno di una folta foresta. Prima delle immagini, il mio ricordo è legato ai suoni, così diversi quelli del proiettore, rispetto alla piccola televisione cui ero abituato.
Avevo le mie teorie. Per esempio non sopportavo l’incoerenza della distruzione senza conseguenze: per me, se Goldrake perdeva un pugno in battaglia, nella scena successiva doveva rimanere senza un braccio. Non sempre accadeva, non in tutti i cartoni animati sui robot. Poi, la coerenza interna e le difficoltà. Se eri un giovane pilota, non tutto poteva filare liscio. Il cattivo intelligente era quello che ostacolava la composizione dei componenti. Amavo Jeeg. Era l’unica cosa di cui ero certo.
Gundam per me rappresentò la fine. Non c’erano gli scontri diretti cui ero abituato, non un singolo grande robot per cui tifare. Ecco, quel tipo di complessità e di evoluzione non faceva per me.

Non sapevo nulla dei cartoni animati giapponesi. Non che si chiamavano anime, non che la maggior parte di essi proveniva dai manga. E in adolescenza, tarda adolescenza per me, non passai nostalgicamente al fumetto dei miei eroi del passato. Solo oggi che ho due figli piccoli c’è stato un breve quanto inconsistente ritorno ai robot. I miei figli preferiscono Peppa Pig e I Pinguini di Madagascar. Certo, rivedendo oggi Goldrake, va detto, mi colpiscono la durezza mostruosa degli invasori, e la violenza psicologica della narrazione. Di questo mi sono nutrito da bambino. Una mostruosa e conturbante contrapposizione di forze del bene e del male, senza soluzione di continuità. E di religione cattolica. C’è da averne per una decina di vite di analisi, per riuscire a superare quei traumi.



Un ottimo pretesto di analisi è Beta, di Luca Genovese e Luca Vanzella. La coppia lavora insieme da sempre (ed è tanto, ed è poco). Ho sempre seguito il loro lavoro, ma mai avrei immaginato che fossero giunti a una tale capacità di sintesi e avessero maturato un’abilità narrativa così sofisticata e felice.
Beta è una storia sui robottoni nagaiani, ma non solo. Dei rituali mecha c’è tutto. Se leggi il primo capitolo la cosa è talmente evidente da risultare quasi deludente. Fosse finita lì, la storia - e l’ambizione - di Vanzella e Genovese, avremmo letto solo e semplicemente un riuscito omaggio. Ma per fortuna arriva il secondo capitolo, che con l’accordo di Michele Foschini di Bao Publishing e degli autori, presentiamo nella sua interezza in questa anteprima. È in questo secondo capitolo, che segue un tradizionale quanto disastroso scontro a fuoco tra robot “buoni e cattivi” (primo capitolo), che si pongono le basi per una storia complessa, multiforme e dai molteplici piani di lettura. Romanticismo, fantapolitica, fantascienza, ironia, parodia, avventura, introspezione, … tutto questo è Beta. Una straordinaria sintesi di generi e idee con una sensibilità tutta europea, e che arriva a trascendere la sua origine e le sue radici per dare forma semplicemente a una grande storia.
Beta è composto di due volumi, in formato tankabon. Ha richiesto più di due anni di lavoro, e rappresenta per me,  oggi un punto di non ritorno importante per il fumetto di avventura italiano, dove popolare e autoriale si fondono “per sempre”, mi verrebbe da dire. Alla faccia delle categorie e dei luoghi comuni.
A giorni, su LoSpazioBianco.it, verrà pubblicata una mia intervista agli autori e all’editore. Lo segnalerò. Intanto l’anteprima, da leggere senza pregiudizi.
Il fumetto è vivo! 




info: beta vol.1 e vol. 2 sul sito di bao publishing
        blog di luca vanzella
        blog di luca genovese

4 commenti:

  1. Anche io GU, come te, sono "nato" con Goldrake e Gundam ha per me segnato la fine dell'innocenza.
    Oggi che sono padre mia figlia adora Peppa Pig :( e tutto quello che cerco di fare io è insegnarle a guardare assieme a me i classici Disney e i gioielli Pixar.
    È piccola ancora, solo 4 anni, ma intanto io le puntate di Goldrak, Jeeg e il Grande Mazinga comincio a caricarle sull'iPad..
    David P.

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  2. Io da piccolo non ho mai visto tanti robottoni. Ho iniziato da Evangelion a conoscere questo filone narrativo e mi sono subito innamorato. Solo ora, lentamente, sto procedendo a ritroso alla scoperta dei giganti d'acciaio e riescono sempre a trasmettermi forti emozioni.
    Questo è per dire che, pur non essendo cresciuto con Mazinga Z e Jeeg Robot d'Acciaio, trovo comunque Beta un fumetto stupendo. Nel leggerlo ho percepito tutta la passione e la grandezza che si poteva percepire agli albori del genere. Mi è piaciuto tantissimo, sia a livello grafico che narrativo, e penso sia un gran tributo e contributo al "Fumetto di Robottoni".

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  3. Sono un maniaco della catalogazione/archiviazione, scusate:
    ma un manga fatto in Italia e non in Giappone può definirsi Manga?

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  4. oh, sarai anche un maniaco... ma io non ho scritto da nessuna parte che beta è un manga!
    :)

    ciao.
    g.

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