lunedì 16 ottobre 2017

^Sigh^Life! - Leggere i fumetti e le piccole illuminazioni quotidiane




Sono giorni, mesi!, strani. Mi ritrovo all’alba di una nuova nascita personale, con due gemelle che a giorni, forse ore, potrebbero arrivare al mondo. Pronte a rivoluzionare di nuovo completamente i miei equilibri che a volte, distrattamente, mi illudo essere stabili.
Mentre torno a interrogarmi ancora e ancora sul senso dell’incarnazione e, in definitiva, della nostra vita sulla Terra, oscillando com’è ovvio tra uno sfrenato ottimismo e un rabbuiante pessimismo, mi tornano in mente Spider-man e il Puma. Non è un caso se proprio nell’ultima settimana ho iniziato a rileggere cicli di storie immortali dell’Uomo Ragno. Quando ero un ragazzino, non ricordo con precisione l’età, ma è quel ragazzino eterno e mitologico che non siamo mai stati ma sempre ricordiamo, nostalgicamente; insomma, un giorno assolato, seduto da solo nel soggiorno della casa in cui sono cresciuto tenevo in mano un numero del quindicinale dell’Uomo Ragno della Star Comics e, mentre leggevo un’insignificante storia con ospite Puma, firmata se non erro da Ron Frenz e Tom De Falco, ricevo quella che oggi chiamerei una sorta di epifania. Un momento estatico, quando la luce penetra in tutto il tuo corpo e ti senti completamente gioioso e in armonia con l’Universo. Quel momento, arrivato come una carezza inaspettata, è rimasta inevitabilmente collegata a quella stupida storia di Spider-man e di Puma.


Ci sono momenti in cui mi interrogo sulla mia passione per i fumetti, razionalmente inspiegabile, e ritorno a quel pomeriggio assolato e a quella storia di supereroi. Sappiamo che la nostra mente, la nostra memoria e la nostra identità funzionano per processi simbolici esemplificativi, pietre miliari che tracciano la nostra strada e ci cambiano. Potresti pensare che sia un vero peccato che una di queste pietre miliari sia rappresentata da una storia così sciocca. Ma posso consolarmi pensando che non sia stata l’unica. E molte altri momenti di piacere e gioia hanno riguardato la lettura di fumetti. Come quella volta al mare in cui ho scoperto Frank Miller e il suo Daredevil con la storia della morte di Elektra. Sapevi che Elekra era morta? Poi risorta, poi morta, poi risorta… Una cosa complicata! O quella volta in cui ho iniziato a leggere per la prima volta un Bonelli, per puro caso, di ritorno da una vacanza in Sardegna. Quando tutti erano attratti dall’horror e da Dylan Dog, mi innamorai di Nick Raider, più in sintonia con la mia passione per il giallo di quegli anni di ragazzino. O ancor prima, quando bambino venni sommerso dalla polvere e dai colori sgargianti di vecchi Topolino, regalatimi da un generosissimo cugino ben più grande di me. Potrei proseguire senza fermarmi mai, fino a questi giorni. La rilettura di Watchmen con la mia compagna, nella noia e nell’abbandono della gestazione o quella de Il Bambino Dentro di J.M. DeMatteis e Sal Buscema su Spectacular Spider-man, che anni fa coccolò la mia passione per la psicologia, per finire con la partecipazione alla sinfonia grafica di Mattotti nel suo ultimo lavoro in coppia con Kramsky, di cui per altro ho parlato seriamente su LoSpazioBianco.it.
Chi ama i fumetti, si ritrova invaso da immagini nella propria quotidianità e nella marea ondivaga dei ricordi. Non sorprende quindi che un autore di fumetti, capace di trasformare quella fervente malattia in professione, si cimenti nel raccogliere le proprie pietre miliari, i propri momenti indimenticabili. Magari con spirito compilatorio e divulgativo, ma senza la pretesa di essere esaustivo o sistematico.


È proprio questo che ha fatto l’amico Claudio Calia con il suo Leggere i fumetti.
L’aneddoto che lo riguarda è che sono mesi che devo scrivere di questo suo ultimo lavoro. Volevo farlo seriamente, come prevede l’etichetta, ma per ragioni che non mi erano chiare, non riuscivo a farlo. Non ne avevo voglia. Oggi so che il motivo è che non riesco a approcciarmi a Leggere i fumetti in modo critico. Perché, fondamentalmente, non ne ho voglia. Non mi interessa ragionare, discutere, analizzare i motivi per i quali Claudio ha fatto questo libretto, ha fatto le scelte che ha fatto, ha disegnato come ha disegnato, ha pubblicato come ha pubblicato, ecc. Il libro di Claudio mi interessa su un piano emozionale (e forse anche sentimentale, come puoi capire). Perché leggerlo mi ha permesso di immedesimarmi con le sue “illuminazioni fumettologiche”. Certo, Claudio ha anche un chiaro scopo divulgativo orientato in particolare a chi non legge abitualmente fumetti e, da questo punto di vista, potremmo chiederci se un libro di questo tipo riesca o meno nell’intento. Ma non lo faccio. Non mi interessa.
Mi appassiona camminare letteralmente con Claudio nelle pagine di quei personaggi e di quelle celebri storie, fianco a fianco, come fa con Quinn di Città di Vetro a pagina 103, per empatizzare con i suoi ricordi e con quel mitologico ragazzino sempiterno. Perché per lui ci sono stati i giorni di Krazy § Ignatz, di Gasoline Alley, degli X-Men, del Cavaliere Oscuro, di Devilman, degli Inumani, di Zanardi, di Cerebus, di Maus, di Sandman, di Jimmy Corrigan, di…

Sono le pietre miliari di qualunque appassionato, tutte simili ma diverse. Quelle passioni che illuminano stranamente la vita, insieme a cose ben più importanti e serie, come i traslochi, le lauree, le nascite, i matrimoni, … ma in fondo, quando accadono quei momenti, tutto è avvolto dalla stessa luce e non è più possibile o necessario fare analisi razionali e stime di valore. Basta l’esserci, la testimonianza e la condivisione. Che senso ha il nostro cammino, se lo facciamo da soli?