lunedì 20 gennaio 2014

^Sigh^Life! - Il completismo rovina la vita



Oggi in edicola: il primo numero de Le grandi storie Disney, che presenta l'opera omnia dell'inarrivabile Romano Scarpa.
Edizione curata nei minimi dettagli.
Peccato soltanto che la foga completista inserisca nell'opera anche tutte le storie che Scarpa ha disegnato su sceneggiature altrui. A conti fatti, questa scelta abbassa decisamente la qualità della collana.
La pubblicazione delle sole storie disegnate E sceneggiate dal nostro, eventualmente con una selezione delle migliori storie sceneggiate da altri autori sarebbe stata più adatta alle mie esigenze (di costi e spazi, in primis). Ma avrebbe fatto arrabbiare altri.
Detto questo, collana imperdibile.

giovedì 16 gennaio 2014

^Sigh^Life! - Perché e-mettere insieme i pezzi


Non sempre abbiamo una risposta a questa domanda:
Perché facciamo quello che facciamo?

Rispondere è ancora più difficile se occupi parte o tutto il tuo tempo all'esercizio della critica sul fumetto. E osservando il panorama dei siti di critica specializzata in Italia, la domanda sembra essere urgente. 
Riflettevo su questo, sfogliando quotidianamente la nuova fumettologica.it e mettendo a confronto la mia percezione con quella espressa da Marco Pellitteri, qui (e che riporto):

"Mi piacerebbe che si parlasse del reciproco posizionamento e livello qualitativo, nonché estensione e approfondimento dei discorsi critici oltre che della vena informativa, di “Fumettologica” rispetto agli altri siti di informazione e penso che a farlo dovrebbe essere qualcuno proprio sulle pagine dello “Spazio Bianco”, che secondo me, oltre a svolgere un lavoro molto curato e coerente, forse ha ricevuto un parziale abbandono di lettori per “Fumettologica”, a mio avviso ingiustificato (se fosse cosí che stanno le cose) dato che i due siti sono molto diversi. Coprono informazioni in moltissimi casi diverse e “Fumettologica”, che in teoria si presenta come la prosecuzione e fusione di due siti precedenti di spazio critico, di fatto è una specie di TgCom del fumetto italiano e nulla più, a parte una sola rubrica tenuta da Evil Monkey con articoli interessanti e critici, ma anche periferici. Spero che si apra un dibattito, per migliorare tutti, lettori e soprattutto addetti ai lavori".

Ci pensavo, sovrapponendo anche le parole di Walter Chendi (devo parlarvi del suo nuovo bellissimo lavoro che ho letto in anteprima!) che ha espresso in un commento a un mio precedente articolo

“…tornare al buon senso di giudicare un’opera al di là della presunta etichetta che le viene data. Tornare alla forza espressiva e comunicativa del lavoro…”
Quel che mi colpisce, seguendo il tuo ed altri blog attinenti al fumetto, è la grande differenza nel numero di commenti che vi trovo. Attenzione, non la qualità dei commenti, ma solo il loro numero. Una sorta di share che chissà se vuol dire qualcosa.
Ho sempre l’impressione che se intingi la tastiera nell’autocelebrazione, nella denigrazione degli altri, nel compiacimento delle copie vendute, nella capacità di ripetizione delle situazioni, canoni, personaggi e soluzioni, oltrechè in una spolveratina di politicamente corretto, se lo fai allora hai molti interessati a commentare questo mondo meraviglioso che non conosce crisi.
Se, altrimenti, provi a scrivere, in una visione generale, criticando la ormai cronica stitichezza di quello stesso mondo, allora troverai un commento, magari entusiasta, se ti va bene.
[...]
Forse il tuo articolo è troppo difficile. Forse è solo troppo lungo. E’ più facile che venga commentato un commento, più breve e sul quale si può cercare di deviare il discorso, quando non la si butta in rissa verbale.
Dire che bisognerebbe tornare alla forza espressiva o alla costruzione seria di racconti nuovi, per quel che vale il termine, ma che “stanno in piedi” da qualsiasi posizione li guardi, dire questo non è interessante, non è “carino” verso quel meraviglioso mondo, convinto che quantità sia meglio di qualità.
Lo sai che ti leggo sempre volentieri, ma mi verrebbe da dirti: lascia perdere, è una battaglia persa.

Perché si fa critica sul fumetto, in Italia? Chi la fa? Quali sono le reali ambizioni di chi ci opera?
Cosa differenzia davvero un sito (ambizioso) come fumettologica.it dagli altri? Credo che manchi, per la maggior parte dei siti che si occupano di critica fumettistica, un chiaro punto di vista editoriale. E credo che non sia semplice leggere le reali intenzioni di chi vi opera... da scegliere nel mare magnum delle tante possibili intenzioni:
interesse
visibilità
passione
tempo libero
potere
gioco
condivisione
...

Ognuno può mettere la sua lista. Ma a conti fatti, la cosa che più viene rimproverata a chi la critica la fa è l'opacità in merito alla questione centrale: i motivi e la buona fede. Non è un caso se è a quella che la maggior parte degli autori di fumetti si appellano in caso di critiche non positive.
Mi ostino a pensare che non hanno ragione. Ma fugare ogni dubbio è difficile. 

mercoledì 8 gennaio 2014

^Sigh^Life! - in fuga, ovvero Saguaro



Sono in fuga dai blog.
Sono in fuga dalle letture necessarie.
Sono in fuga dalla scrittura bulimica.
Il tempo di respirare e giù in picchiata verso un nuovo territorio.
Avventuroso?

Sono accadute delle cose, in Italia, e il fumetto seriale sta cambiando.
Alcune cose sono molto visibili, altre meno.
Tra le ultime, credo sia utile parlare di Saguaro, la serie Bonelli di Bruno Enna.
Nel periodo natalizio, si può dire che abbia letto solo Saguaro, recuperando più di un semestre di arretrati. E l'ho fatto con crescente soddisfazione. Notando, numero dopo numero, le interessanti novità che l'autore ha inserito in un seriale Bonelli.
Ricordiamolo! Saguaro è una serie. Si parla da tempo di una sua possibile chiusura per basse vendite, cosa che non mi stupirebbe (il perché lo capirai leggendo fino in fondo). Ma intanto, con questa ombra sulle spalle, il lavoro di Enna rischia di passare ancora più in sordina e di essere snobbato. Tu la seguiresti una serie che sai già che presto chiuderà?!
Ma quel "presto", cosa vuol dire?
Sicuramente Saguaro supererà le 30 uscite. In più di due anni e mezzo di pubblicazione, è possibile costruire una signora storia. Enna ci sta riuscendo? In buona parte si.

Ma il merito di questo articolo non è tanto, o solo, la qualità delle storie di Saguaro, quanto le originali modalità con le quali l'autore sta sviluppando la serie. Ne faccio di seguito un elenco sintetico.

1. Lo sviluppo della storia senza soluzioni di continuità. Un intreccio che si sviluppa di numero in numero, in un buon equilibrio tra leggibilità autonoma della singola storia e continuity. Nel tentativo di Enna, ci vedo più di un passo in avanti rispetto a quanto fatto in altre serie (e qui, il gioco è facile) ma anche rispetto alle miniserie Bonelli, dove l'impostazione editoriale favoriva questo "taglio", ma dove gli autori hanno mostrato qualche incertezza di troppo;

2. Il costante cambio di scenario in cui si muove Saguaro e, di conseguenza, il genere di riferimento. Il protagonista "è stato" un pellerossa, un detenuto, un fuggiasco, un poliziotto, un vendicatore, ... Enna ha modulato abilmente lo stile narrativo, mantenendo sempre credibili i contesti e dedicando cura e verve nel dipingere i diversi personaggi che hanno preso la scena.

3. La presenza di un "arci-nemico" decisamente fuori schema rispetto ai canoni bonelliani, che ha assunto nel tempo forme e pesi narrativi diversi, sempre interessanti.

4. Lo sviluppo di una narrazione veloce, con un utilizzo moderno e consapevole delle parole a sostegno dei disegni, senza per questo perdere in profondità quando necessario. La sensibilità per il giusto ritmo è uno dei punti forti di Saguaro.

5. La cura per le tematiche sociali, trattate per la prima volta in Bonelli in modo così efficace e "neutrale". Enna è bravo nel presentare le problematiche, nel renderle tessuto della narrazione, senza per questo prendere posizione. La problematica relativa ai nativi americani, per esempio, colora tutta la serie, ma non è mai monodimensionale, in un verso o nell'altro. Ci vedo un approccio molto europeo, una sensibilità che si discosta decisamente da altri tentativi in Bonelli. All'interno dei prodotti dell'editore milanese, credo che la serie che più ha affinità con questo approccio, per quanto con sviluppi del tutto diversi, sia Julia di Berardi, Mantero e Calza.

6. Lo sviluppo psicologico e narrativo del protagonista, che diventa numero dopo numero sempre più enigmatico e sfaccettato. Tanto che non è facile, in effetti, prevederne i comportamenti nel futuro. Questo, senza che la narrazione perda un briciolo del suo realismo.

Purtroppo, Saguaro subisce una serie di difficoltà direttamente imputabili all'editore.
In primis, il parco disegnatori assegnato alla testata ha diversi lati deboli che fatica a coprire per colpa della stringente necessità di rispettare i tempi di realizzazione. Quando le storie si sviluppano con una continuity inesorabile come qui, i tempi devono essere sempre e in ogni caso rispettati. Discutevo tempo fa di questa complessità con Berardi a proposito di Julia. Produrre un centinaio di tavole al mese senza intoppi richiede certo professionalità da parte dei disegnatori, ma anche una notevole velocità per far fronte a possibili intoppi organizzativi. Il campione, in termini di rapporto qualità/velocità/professionalità in Saguaro è senza dubbio Luigi Siniscalchi, che conferma la sua bravura numero dopo numero. Non altrettanto si può dire di altri autori, che pagano o l'inesperienza, o l'eccessiva pressione.
La narrazione ne risente, ma soprattutto ha allontanato una parte di abituali lettori Bonelli poco avvezzi ad approcci grafici fuori da certi canoni.

In secondo luogo, Saguaro è penalizzata dalla mancanza di un costante sostegno promozionale da parte dell'editore. Vero, quando in novembre è girata con insistenza la notizia della prossima chiusura di Saguaro, Marcheselli si è subito attivato per smentire e rinnovare la fiducia dell'editore. Eppure, eppure permane l'abitudine secondo la quale una volta lanciata, una serie deve camminare con le sue gambe. Ma proprio per le difficoltà nell'allargare il bacino di lettori, e soprattutto per il coraggio di Enna nel portare avanti un certo tipo di approccio narrativo, la serie avrebbe richiesto un costante, e rinnovato impegno da parte dell'editore.
Al momento, alla luce anche degli ultimi esempi recenti (Orfani e Dragonero), mi sembra che buona parte della forza promozionale della serie dipenda (troppo) dall'iniziativa individuale degli autori. Ed è, questo, un tema centrale per lo sviluppo futuro della casa editrice.