domenica 9 settembre 2012

^Sigh^Life! 02



A volte, gli autori si nascondono dietro al citazionismo e alle sue derive. Tutte le tecniche meta-narrative, oltre che interessanti approcci espressivi, possono diventare un ostacolo alla creatività o, specularmente, un modo per nascondere la mancanza di idee.
Nel primo caso, rischiano di rompere il giocattolo stesso con il quale stanno esercitandosi. Lo smonti, ne mostri i trucchi e gli elementi al pubblico, ricordi costantemente che tutto quello che le persone stanno leggendo (osservando, ascoltando, vivendo, …) non è reale, è una finzione. Blocchi il meccanismo di identificazione, la sospensione dell’incredulità e… rischi anche di sembrare troppo intelligente. L’uso della meta-narrazione impone l’io del narratore. Al di fuori del fumetto, l’esempio relativamente recente più clamoroso è il romanzo di Dave Eggers A Heartbreaking Work of Staggering Genius (L’opera struggente di un formidabile genio). Furbo, destabilizzante, imprevedibile… per chiunque non conosca il fumetto contemporaneo (statunitense, in particolare).
Il secondo caso è quello che più spesso mi capita di leggere nell’ultimo periodo. La crisi di idee, la mancanza di una voce, l’assenza di una strada narrativa valida e solida viene mascherata dietro alla tecnica della meta-narrazione e al citazionismo. Per alcuni autori di fumetti è quasi un’ossessione. Tanto da perdere di vista altri e ben più importanti elementi. La citazione è solo uno dei tanti meccanismi della meta-narrazione. Nel momento in cui faccio riferimento a un’altra opera, interna o esterna al medium di riferimento, strizzo l’occhio al lettore e gli ricordo che siamo in un mondo di finzione, e che tutti i mondi di finzione sono… collegati tra loro, appartengo a un universo specifico, che tutto ingloba e tutto trasforma. A qualcuno è venuto in mente il nome di Grant Morrison? Final Crisis per la DC Comics è il punto di non ritorno di questo processo, che per l’autore ebbe inizio vent’anni prima su Animal Man e la celeberrima storia del Coyote (The Coyote Gospel). Illeggibile, insopportabile Final Crisis almeno quanto gustoso e divertente è stato l’esordio.
Le storie si divaricano, la riflessione potrebbe portarci ovunque.
Le piccole e grandi citazioni, gli inside jokes, le strizzate d’occhio possono dare pienezza a un’idea, o sconvolgerla. E nascondere sotto il tappeto la mancanza di idee. Al termine di letture in cui l’approccio meta-narrativo e le citazioni sono molto presenti, sempre più mi ritrovo a pensare “bene, ma quand’è che inizierai a raccontarmi una vera storia?”

3 commenti:

  1. Però in Final Crisis Morrison usa la meta-narrazione in modo leggermente diverso. Non come culmine delle strizzate d'occhio al lettore, ma come insieme di stanze nate per non precludergli nessuna possibilità narrativa. Morrison ricrea i multiversi per giocare con le mille idee editoriali dei personaggi, riplasmarle e usarle come nuovo materiale creativo.
    Credo che sia un altro tipo di lavoro, in cui l'approccio emotivo dell'autore ha comunque una parte importante. Basti leggere Flex Mentallo: le emozioni degli albi supereroistici diventano il pretesto per creare un potente incantesimo in grado di salvare una singola vita umana dannata.

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  2. Per il resto, sono in sintonia con quanto dici sull'abuso di metanarrativa.

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  3. ciao marco.
    vedi, il presupposto di morrison per final crisis è "alto", "filosofico", o quel che vuoi. certamente un buon "escamotage" per superare il problema delle diverse continuity narrative dc comics, quindi per certi versi totalmente autoreferenziale.
    detto ciò, il modo in cui è costruita la storia, la sua falsa maestosità e il suo continuo tentativo di parlare d'altro quando il punto è "solo" quello di giustificare tutte le storie della dc comics... quindi una cosa perfettamente "nerd ... ho trovato la storia insopportabile.

    ^s^

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