venerdì 6 settembre 2013

^Sigh^Life - Gli X-Men e le due facce di Claremont


la regina nera di john byrne


Con Settembre inizia l'anno nuovo.
Il 31 agosto ho festeggiato il capodanno stando sveglio fino alle 5 del mattino, a pensare a cosa mi lascio alle spalle e a cosa dovrò avviare dal giorno successivo.
Mentre le vacanze finiscono, l'estate si fa coda e ci regala gli ultimi giorni di caldo, cerco di mantenere gli impegni fumettistici presi.
Settimana prossima, su LoSpazioBianco.it prende il via un nuovo, corposo speciale, tutto dedicato agli X-Men. Non c'è un modo migliore per iniziare l'anno. Gli X-Men sono (stati) uno dei fumetti popolari statunitensi più importanti e famosi della Marvel Comics. E lo so che non sono più divertenti da molti anni, e lo so che riletti oggi anche molte cose vecchie non sono propriamente la mia tazza di tè. Ma credo sia importante rileggerne la storia, rivedere alcuni dei momenti più importanti della loro parabola editoriale. 
Il pezzo forte dello speciale, probabilmente, è un'intervista a Chris Claremont in esclusiva per LoSpazioBianco.it. La leggerai e respirerai tutta l'amarezza e il rimpianto del papà adottivo degli X-Men. Il tempo passa e lascia tutti indietro. 
Io mi sono occupato proprio di Claremont e di due momenti contrapposti della sua carriera. Nel primo articolo mi diverto a parlare di sessualità, potere ed adolescenza a proposito della celebre saga di Fenice Nera (realizzata con John Byrne), senza dubbio uno dei momenti più felici dell'intera produzione degli X-Men. Nel secondo articolo, rifletto sulla coda artistica dell'autore, a proposito della recente X-Men Forever, dove Claremont racconta quello che sarebbe successo al suo supergruppo se non avesse abbandonato la serie negli anni '90. E qui, e qui si parla di rimpianti, di nostalgia e della morte dei presupposti alla base del fumetto seriale di supereroi.
Due periodi storici diversi, due momenti opposti nella vicenda artistica e umana di un autore di fumetti. Un ottima lente per osservare la vita in relazione alla creatività. 
Segnalerò gli articoli a tempo debito. Intanto anticipo un breve stralcio dal pezzo su Fenice Nera.  

Byrne e Claremont avevano un’idea chiara in testa e un preciso target di lettori: sparare a mille gli ormoni degli adolescenti, mettendo in scena il concetto stesso di perversione (del bene, della morale, dell’umanità, ecc.) attraverso la bellezza iconica e rassicurante dei supereroi. La dolce, sensibile Jean Grey, che nella storia sarebbe diventata la “divinità oceanica” e corrotta di Fenice Nera, era vittima e complice di un processo di deturpamento del cuore e del desiderio che avrebbe fatto saltare sulla sedia qualunque ragazzino represso come il sottoscritto.
Il Club Infernale, nemico dichiarato dall’inizio di questa saga, intriso d’immaginario fetish, era il richiamo perverso del desiderio per Jean e per i lettori.
Gli autori giocavano a carte scoperte, riprendendo in modo esplicito semplici concetti psicanalitici, vaghi ma stimolanti riferimenti esoterici o filosofici (Yin e Yang della tradizione taoista, per citarne uno): gli opposti come fondamento della vita; la lotta come malattia; il potere e la sua corruzione come motore fondamentale delle scelte. 

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