Critica amatoriale o militante?
Nell’osservazione critica di quanto ci circonda, mi sembra plausibile ritenere che nulla ha senso per chi osserva (legge, ascolta, guarda) se l’oggetto osservato non funziona in qualche modo da specchio.
Per differenza o per associazione, le caratteristiche tornano al soggetto interpretate da un punto di vista diverso dal proprio.
Le arti espressive, in ogni loro forma, sono da sempre esercizio preferenziale di rispecchiamento per l’uomo. Confronto con se stesso per chi crea e per chi ne usufruisce.
Il fumetto è una parte di questo processo. Una parte che, per il gruppo che come me si occupa di critica sul fumetto, è grande e occupa molto spazio nella vita quotidiana.
In quasi tutto il mondo occidentale, chi fa critica di fumetti è normalmente impegnato in altre attività (impiegato, droghiere, musicista, ferroviere, custode, ...) ché la critica non porta cibo a nessuno. Da più parti, soprattutto quelle interne al mondo dei comics - autori ed editori - questo aspetto viene spesso strumentalizzato come motivo di una critica inadeguata, impreparata, non ufficiale e quindi illegittima. In una parola: amatoriale.
Chi esprime tale giudizio dimentica due cose: che alcune forme espressive storicamente più floride sono spesso nate dalle sacche nascoste dei non professionisti; che il fatto di dedicare buona parte del proprio tempo libero a questo esercizio dovrebbe testimoniare della dedizione e della determinazione di chi lo esercita.
La passione non è certo sufficiente a sostenere argomentazioni e voci. Per questo, dico semplicemente di leggere prima di giudicare. Di farlo con la stessa gioia con la quale quelli come me leggono i fumetti, anche quelli che, lo si intuisce, lo si teme, non sono degni neppure di essere sfogliati. Perché il critico deve essere onnivoro. Non buongustaio, ma onnivoro, e a volte deve girare con la fiaschetta di amaro digestivo nella tasca.
Altrimenti si rischia di cadere nello spiacevole sillogismo che, essendo le forme espressive specchio di chi guarda, una cattiva critica non sia altro che specchio di cattivi autori, editori e lettori. Cosa che non credo, cosa di cui non mi sento parte.
Perchè buoni fumetti ce ne sono, non tanti, ma ce ne sono, e buoni articoli di critica ce ne sono, pochi, ma ce ne sono.