martedì 27 settembre 2016
^Sigh^Life! - L'intervista perduta di Sergio Gerasi
Era Lucca Comics and Games 2014.
Nei miei giri tra gli stand avevo incontrato Sergio Gerasi. Presentava per Bao Publishing il suo nuovo lavoro "autoriale" In inverno le mani sapevano di mandarino. Gli chiesi la disponibilità per un'intervista in anteprima. Lessi il libro la sera di giovedì. Venerdì facemmo l'intervista.
Sergio è una persona con la quale è bello chiacchierare. Ha un suo punto di vista sulle cose, è aperto, si mette in gioco, ha una sensibilità rara, ed è molto simpatico.
In inverno le mani sapevano di mandarino è un libro imperfetto ma ricco, frutto di un lavoro di ricerca, che tratta temi a me molto cari, riguardanti la memoria, l'invecchiamento, la perdita di sé, la fiducia... Lavoro da molti anni con persone affette da deterioramento cognitivo. Quel mondo, quel pezzo di umano che sfugge alla vista di molti ma che terrorizza nel silenzio, ha una vitalità e potenza, anche ideativa, che pochi sospettano. Il libro di Sergio mi ha riportato in modo curioso e intelligente quelle sensazioni. Ma soprattutto in quelle pagine Sergio, muovendosi in una sua Milano onirica e, per questo, immaginaria, inconscia, offre molto di sé al lettore, si mostra in un processo di rielaborazione personale.
Certo, il libro svela anche, ancora, la necessità dell'autore di proteggersi dietro a meccanismi narrativi non sempre chiari. Se dovessi dare un consiglio, e ricordo di averne parlato con lui durante l'intervista, era di trovare una voce più diretta. Ma nessuno può dire meglio dell'autore per quale storia è pronto, a cosa è possibile accedere perché si trasformi in narrazione.
Per inciso, il mio rapporto diretto con Sergio risaliva a qualche anno addietro, durante la prima edizione della 24 Hours Italy Comics, della quale lui fu uno dei protagonisti. In quell'esperienza Sergio si cimentò per la prima volta con il suo "personaggio", che torna in ogni storia "autoriale" che ha fatto finora. Anche di questo parlammo nell'intervista. Fu proprio quella prima occasione che offrì a Sergio l'occasione di cimentarsi con un proprio personaggio, e soprattutto di accendere la scintilla della sua voce "autoriale", che andasse oltre la sua professione di disegnatore di fumetti seriali.
Non so, a distanza di due anni, che riscontro di vendite abbia avuto In inverno le mani sapevano di mandarino. Non ho avuto modo di incontrare nuovamente Sergio in questi due anni. Lo vedo impegnato su Dylan Dog. E spero avremo modo di chiacchierare presto.
Nel frattempo, tuttavia, quell'intervista non ha mai visto la luce, è ancora chiusa in un cassetto, per colpa dei miei molti impegni personali e professionali, che spesso mi tengono lontano dal mondo del fumetto. E il tempo è ormai passato. Quindi questo mio articolo, oltre che un modo per ricordare il suo lavoro, che merita di essere letto, è anche un modo per chiedere scusa per un impegno mancato.
Chissà se Sergio si è dimenticato di questa mia mancanza. La perdita di memoria può essere una tragedia, ma anche una sana benedizione, a volte.
info: In inverno le mani sapevano di mandarino
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