Prima un’ammissione.
Faccio parte di quella generazione che è cresciuta guardando
gli scontri tra robot alla televisione. Ricordo ancora con un misto di
eccitazione e paura la parte iniziale di una pellicola, da guardare magicamente
su proiettore (prima delle vhs, prima del dvd), in cui la navicella spaziale di
Actarus atterra all’interno di una folta foresta. Prima delle immagini, il mio
ricordo è legato ai suoni, così diversi quelli del proiettore, rispetto alla piccola
televisione cui ero abituato.
Avevo le mie teorie. Per esempio non sopportavo l’incoerenza
della distruzione senza conseguenze: per me, se Goldrake perdeva un pugno in
battaglia, nella scena successiva doveva rimanere senza un braccio. Non sempre
accadeva, non in tutti i cartoni animati sui robot. Poi, la coerenza interna e
le difficoltà. Se eri un giovane pilota, non tutto poteva filare liscio. Il
cattivo intelligente era quello che ostacolava la composizione dei componenti.
Amavo Jeeg. Era l’unica cosa di cui ero certo.
Gundam per me rappresentò la fine. Non c’erano gli scontri
diretti cui ero abituato, non un singolo grande robot per cui tifare. Ecco,
quel tipo di complessità e di evoluzione non faceva per me.
Non sapevo nulla dei cartoni animati giapponesi. Non che si
chiamavano anime, non che la maggior parte di essi proveniva dai manga. E in
adolescenza, tarda adolescenza per me, non passai nostalgicamente al fumetto
dei miei eroi del passato. Solo oggi che ho due figli piccoli c’è stato un
breve quanto inconsistente ritorno ai robot. I miei figli preferiscono Peppa
Pig e I Pinguini di Madagascar. Certo, rivedendo oggi Goldrake, va detto, mi
colpiscono la durezza mostruosa degli invasori, e la violenza psicologica della
narrazione. Di questo mi sono nutrito da bambino. Una mostruosa e conturbante
contrapposizione di forze del bene e del male, senza soluzione di continuità. E
di religione cattolica. C’è da averne per una decina di vite di analisi, per
riuscire a superare quei traumi.
Un ottimo pretesto di analisi è Beta, di Luca Genovese e Luca
Vanzella. La coppia lavora insieme da sempre (ed è tanto, ed è poco). Ho sempre
seguito il loro lavoro, ma mai avrei immaginato che fossero giunti a una tale
capacità di sintesi e avessero maturato un’abilità narrativa così sofisticata e
felice.
Beta è una storia sui robottoni nagaiani, ma non solo. Dei
rituali mecha c’è tutto. Se leggi il primo capitolo la cosa è talmente evidente
da risultare quasi deludente. Fosse finita lì, la storia - e l’ambizione - di
Vanzella e Genovese, avremmo letto solo e semplicemente un riuscito omaggio. Ma
per fortuna arriva il secondo capitolo, che con l’accordo di Michele Foschini
di Bao Publishing e degli autori, presentiamo nella sua interezza in questa
anteprima. È in questo secondo capitolo, che segue un tradizionale quanto
disastroso scontro a fuoco tra robot “buoni e cattivi” (primo capitolo), che si
pongono le basi per una storia complessa, multiforme e dai molteplici piani di
lettura. Romanticismo, fantapolitica, fantascienza, ironia, parodia, avventura,
introspezione, … tutto questo è Beta. Una straordinaria sintesi di generi e
idee con una sensibilità tutta europea, e che arriva a trascendere la sua
origine e le sue radici per dare forma semplicemente a una grande storia.
Beta è composto di due volumi, in formato tankabon. Ha
richiesto più di due anni di lavoro, e rappresenta per me, oggi un punto di non ritorno importante per
il fumetto di avventura italiano, dove popolare e autoriale si fondono “per
sempre”, mi verrebbe da dire. Alla faccia delle categorie e dei luoghi comuni.
A giorni, su LoSpazioBianco.it, verrà pubblicata una mia
intervista agli autori e all’editore. Lo segnalerò. Intanto l’anteprima, da
leggere senza pregiudizi.
Il fumetto è vivo!
Anche io GU, come te, sono "nato" con Goldrake e Gundam ha per me segnato la fine dell'innocenza.
RispondiEliminaOggi che sono padre mia figlia adora Peppa Pig :( e tutto quello che cerco di fare io è insegnarle a guardare assieme a me i classici Disney e i gioielli Pixar.
È piccola ancora, solo 4 anni, ma intanto io le puntate di Goldrak, Jeeg e il Grande Mazinga comincio a caricarle sull'iPad..
David P.
Io da piccolo non ho mai visto tanti robottoni. Ho iniziato da Evangelion a conoscere questo filone narrativo e mi sono subito innamorato. Solo ora, lentamente, sto procedendo a ritroso alla scoperta dei giganti d'acciaio e riescono sempre a trasmettermi forti emozioni.
RispondiEliminaQuesto è per dire che, pur non essendo cresciuto con Mazinga Z e Jeeg Robot d'Acciaio, trovo comunque Beta un fumetto stupendo. Nel leggerlo ho percepito tutta la passione e la grandezza che si poteva percepire agli albori del genere. Mi è piaciuto tantissimo, sia a livello grafico che narrativo, e penso sia un gran tributo e contributo al "Fumetto di Robottoni".
Sono un maniaco della catalogazione/archiviazione, scusate:
RispondiEliminama un manga fatto in Italia e non in Giappone può definirsi Manga?
oh, sarai anche un maniaco... ma io non ho scritto da nessuna parte che beta è un manga!
RispondiElimina:)
ciao.
g.