La digitalizzazione editoriale prosegue a grandi passi.
Progressivamente, sempre più libri (di narrativa, a fumetti, …) avranno formato
digitale e saranno facilmente scaricabili da internet, a pagamento e, sempre
più, con modalità meno lecite.
A differenza della musica, la modalità digitale richiede ai
lettori di far proprie diverse abitudini esperienziali nuove. È ovvio, la musica, in
qualunque formato sia, la si ascolta più o meno sempre nello stesso modo. La
lettura è un’esperienza diversa. Il grande successo dei tablet, oltre a un
ovvio implicito legato alla moda del momento, sta di fatto modificando queste
abitudini.
La diffusione di musica digitale pirata, oltre a mettere in
forte crisi il mercato delle case discografiche che, a mio avviso, hanno
guadagnato fin troppo nei precedenti decenni sulle loro produzioni,
drogando all'inverosimile il mercato, sta imponendo ai musicisti un cambiamento
di prospettiva importantissimo. I soldi per la loro creatività non deriva più
dai diritti delle copie di dischi vendute, ma dalla musica dal vivo e da altre forme collaterali di guadagno. Se ci
pensi, un cambiamento di prospettiva radicale che può davvero favorire un
ritorno a un’esperienza sonora totale, diretta e concreta. Che ha in sé anche
un’altra sfida: incidere sulle abitudini culturali del pubblico, in particolare
di quello giovane, che vive spesso la musica come un prodotto astratto usa e
getta, per lo più legato a un valore commerciale e promozionale (la musica come
un elemento di merchandising per promuovere stile, idee commerciali, altri prodotti
consumo). Insomma, in ambito musicale, dove la rivoluzione digitale è già
matura, la sfida è aperta e, per molti versi, già chiara.
Ma se torniamo nell'ambito dell’editoria, il fantasma della
diffusione pirata delle opere ha implicazioni ben diverse. Un autore che non
guadagna più dalla pubblicazione dei suoi lavori, da cosa potrà trarre il
proprio congruo guadagno per la propria opera? Attraverso innovative
performance letterarie? O cosa? Il dubbio mi rimbalza da tempo nella testa. E
spiega anche in buona parte la reticenza di molti editori e autori ad aprirsi
al mercato digitale. Perché se è vero che la digitalizzazione di prodotti
pubblicati su supporto cartaceo è già avviata e tutto sommato relativamente
semplice, il fatto di mettere a disposizione del mercato un prodotto già
digitalizzato velocizza in modo esponenziale tutto il processo.
Esiste un’altra faccia della medaglia. La diffusione
digitale di prodotti pirati e quindi gratuiti può favorire la scoperta di
moltissime opere di autori poco noti o sconosciuti, proprio in ragione del
“rischio” pressoché nullo che vi è legato. Nella musica è già successo. Sta già
succedendo. La diffusione gratuita, inoltre, può avere una notevole ricaduta
culturale: se manteniamo il sillogismo (certamente da verificare) che gratuità
vuol dire maggiore diffusione, è possibile che gli autori nel tempo possano
acquisire una visibilità e un peso culturale molto maggiore di oggi (Harry ne aveva in qualche modo accennato qui con una provocazione). Ma in questo ambito, ci
ritroviamo di fronte a un grande ostacolo. La diffusione esponenziale di materiale
editoriale digitalizzato e gratuito (che elimina il problema della ricerca,
dello spazio e del costo) non implica che esso venga realmente letto dal
possessore. La lettura rimane un’esperienza rinchiusa in una nicchia. I
molteplici eReader saranno una reale occasione per sbloccare questa situazione? Mi rimangono seri dubbi.
Cosa ne pensi?
io penso che il troppo storpia
RispondiEliminagrazie al dilagare della pirateria musicale, la musica ha raggiunto una diffusione spropositata con i pc occupati da non so quanti giga di mp3
tutto è ormai ha portata di clic
si è perso il gusto della ricerca di un album, dell'attesa dell'uscita di un nuovo disco e,soprattutto si è persa la cultura all'ascolto
c'è tanta di quella roba in giro e a portata di mano che non ci si sofferma su di essa ma le si giusto un' "orecchiata"
il timore che ciò possa avvenire anche nell'editoria è forte
ma, mentre l'estinzione di musicassette, lp e cd era prevedibile credo che il supporto cartaceo non morirà mai
perché oggi ci sono i tablet è vero
ma la tecnologia fa passi da gigante e il supporto di oggi, domani è già preistoria mentre un libro o un albo a fumetti è per sempre (se tenuto come si deve)
in parte hai ragione.
RispondiEliminama, come sempre, è tutto parte della natura umana.
l'uomo è un accumulatore. in generale, dai all'uomo la possibilità di accumulare qualcosa senza sforzo e lo farà.
da qui, se vuoi, anche la domanda che mi pongo: siamo certi che la diffusione di prodotti digitali significhi anche un maggior numero di reali lettori o fruitori?
tutto sta alla consapevolezza con cui ci approcciamo.
non possiamo negare però che le possibilità siano molto più ampie.
rimane il problema "alimentare", però.
ciao
g.