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mercoledì 31 luglio 2013
^Sigh^Life! - Topolino cambia casa
Mi piacciono le contraddizioni.
O semplicemente osservare come la realtà si intreccia in modi speculari.
Negli Stati Uniti Disney compra Marvel.
In Italia Panini Comics (che pubblica tra le molte altre cose, tutti i prodotti Marvel) acquisisce i diritti Disney per la produzione delle storie.
Difficile dire chi sia più lungimirante, e come la medesima azienda (Disney) abbia valutato l'ultima decisione italiana.
Certo, in Italia, si rompe un assetto produttivo ed editoriale consolidato da molti anni. E Panini diviene ancora di più forte e centrale nell'editoria fumettistica nostrana.
Sarà in grado di produrre storie all'altezza della tradizione? E soprattutto, che è la stessa domanda, saprà innovare e rinnovare le testate? Per prima, l'ammiraglia Topolino, che perde lettori in un'emorragia apparentemente non arginabile?
Quello che so, è che Topolino mi annoia ormai da molto tempo.
Ne sono un lettore saltuario e distratto (Tito Faraci mi ha sgridato per essermi perso il celebrativo e clamoroso numero 3000), ma ogni volta che ci torno, rimango deluso e annoiato. Generalizzo, certo, perché la mia visione è parziale. Eppure qualcosa non mi torna. Ogni volta mi sorgono le stesse domande:
A chi si rivolgono le storie di Topolino (a quale target di lettori).
Che idea di narrazione per "l'infanzia" riposa (!) dietro alla produzione di queste storie.
Che idea di infanzia c'è nella testa di chi produce e realizza le storie di Topolino.
Prevale l'interesse di produrre qualcosa di nuovo, oppure Topolino è intrappolato in una sorta di rituale nostalgico.
Qual è, oggi, la forza iconica di questi personaggi, per l'immaginario dei potenziali lettori.
...
Domande ce ne sono tante. E credo che per ognuna, le redazioni (Panini e quel che rimarrà della Disney) dovranno ritornarci su con impegno.
Se poi, qualcuno dei lettori di questo blog ha voglia di passarmi Topolino 3000 per leggerlo, ecco, lo ringrazierò infinitamente. Potrebbe anche essere occasione per incontrarsi.
^Sigh^LSB! - Lone Wolf and Cub
Tempo fa mi persi nella lettura di Lone Wolf and Cub.
Tempo fa ne scrissi un lungo articolo per LoSpazioBianco.it.
L'ho riletto recentemente per ragioni noiose da spiegare.
Lo rilancio qui, in questo periodo estivo, intanto perché è uno dei più bei fumetti di tutti i tempi, poi perché credo che l'articolo abbia ancora oggi qualche spunto interessante.
Uno stralcio:
Quella che potrebbe essere una banale quanto inconsistente successione di scontri e di battaglie, fondate sull’unico fine di mettere in mostra tecniche di lotta tradizionali ogni volta diverse, avversari sempre più potenti e grotteschi – come avviene nella maggior parte dei manga sui samurai e sulle arti marziali – nel lavoro di Koike e Kojima si trasforma in una sfida narrativa sempre nuova. In un processo di perfezionamento continuo, di invenzione e variazione sul tema, gli autori giungono alla conclusione di ogni episodio partendo da punti di vista, pieghe del racconto, sollecitazioni culturali e rituali sempre nuove. Il lettore è spinto a proseguire la lettura anche per scoprire, passo dopo passo, quale nuova angolazione verrà messa in luce, da quale obliquo percorso si arriverà allo scontro risolutivo. L’accerchiamento al quale il Lupo Solitario e il suo cucciolo sono sottoposti darà origine a sfide e pericoli sempre più imprevedibili, che condurranno all’inevitabile fine per condensazione e accumulo, in un processo circolare a spirale, piuttosto che in uno sviluppo lineare da punto a punto. Appare questa una forma espressiva tutta orientale, lontana dalla visione meccanicistica propria della cultura occidentale: la vita di ogni individuo si sviluppa per casualita’, continui ritorni, derive. Il senso del cammino sta nell’attesa, come per Ogami Itto il senso della vita è celato nella via del Meifumado, dove emozioni, desideri, timori, aspettative perdono energia, forza, in un percorso di meditazione che, qui, appare iscritta nell’essenza stessa della vita di un samurai e, al contempo, mostra tutte le contraddizioni di una filosofia di liberazione che si piega, per Itto, al servizio della morte e della distruzione.
Tutto l'articolo qui.
lunedì 29 luglio 2013
Playlove
L'orrore quotidiano si manifesta
nelle forme che chiamiamo amore.
Amiamo per paura
per rabbia.
Amiamo per delusione
per imprevisti.
Prima di svegliarci e capire
che il movimento della natura
governa le nostre azioni
più di quanto sospettiamo.
Le forme sane dell'amore sono tutte
da scoprire.
info: playlove
giovedì 25 luglio 2013
^Sigh^Quote! 41
"PERCHÈ LA CONOSCENZA È TORTURA E DEV’ESSERCI CONSAPEVOLEZZA PRIMA DEL CAMBIAMENTO”* […]
Per un adolescente introverso, fantasioso e represso che aveva timidamente rifiutato la Bibbia, questo credo cosmico era valido quanto qualsiasi altra cosa. La Lega della Giustizia sembrava infantile se paragonata alla succosa Pop Art della psico-fantascienza di Starlin... un piacere sempre più colpevole, considerando che l'universo DC era diventato stantio e conservatore, congelato in un insieme di gesti ripetuti interpretati da emblemi esausti, stemmi vuoti.
Le antiche lezioni dei trip lisergici, la tonante e inevitabile voce del maledettamente ovvio assurta allo stato di divinità, mi giunsero attraverso queste storie così come attraverso la musica dei Beatles e dei Doors.
Mar-Vell era diventato "cosmicamente consapevole" e questo significava che spesso i suoi albi sfumavano nella splendida rappresentazione grafica di una coscienza stellata e sconfinata. Il suo volto si tuffava in ombre illuminate da stelle e nebulose in movimento, mentre i suoi occhi blu emergevano dallo spazio infinito per scrutarci.
Era anche come ci si sentiva a vivere nella mia testa. Quelle battaglie erano quelle che affrontavo nel mio animo da adolescente. Era il viaggio sciamanico in forma di albo a fumetti Marvel. [...]
La parola cosmico arrivò a identificare queste selvagge scorribande in fantasie spesso illuminate da droghe e presto altre sarebbero giunte a far loro compagnia. Queste nuove e strane storie di supereroi erano create da giovani scrittori e disegnatori, stralunati capelloni che piovevano nell'industria dei fumetti, attratti dall'iconoclastico universo di possibilità della Marvel.
Grant Morrison, da SuperGods, ed. Bao Publishing
* testo tratto da Captain Marvel 29
Per un adolescente introverso, fantasioso e represso che aveva timidamente rifiutato la Bibbia, questo credo cosmico era valido quanto qualsiasi altra cosa. La Lega della Giustizia sembrava infantile se paragonata alla succosa Pop Art della psico-fantascienza di Starlin... un piacere sempre più colpevole, considerando che l'universo DC era diventato stantio e conservatore, congelato in un insieme di gesti ripetuti interpretati da emblemi esausti, stemmi vuoti.
Le antiche lezioni dei trip lisergici, la tonante e inevitabile voce del maledettamente ovvio assurta allo stato di divinità, mi giunsero attraverso queste storie così come attraverso la musica dei Beatles e dei Doors.
Mar-Vell era diventato "cosmicamente consapevole" e questo significava che spesso i suoi albi sfumavano nella splendida rappresentazione grafica di una coscienza stellata e sconfinata. Il suo volto si tuffava in ombre illuminate da stelle e nebulose in movimento, mentre i suoi occhi blu emergevano dallo spazio infinito per scrutarci.
Era anche come ci si sentiva a vivere nella mia testa. Quelle battaglie erano quelle che affrontavo nel mio animo da adolescente. Era il viaggio sciamanico in forma di albo a fumetti Marvel. [...]
La parola cosmico arrivò a identificare queste selvagge scorribande in fantasie spesso illuminate da droghe e presto altre sarebbero giunte a far loro compagnia. Queste nuove e strane storie di supereroi erano create da giovani scrittori e disegnatori, stralunati capelloni che piovevano nell'industria dei fumetti, attratti dall'iconoclastico universo di possibilità della Marvel.
Grant Morrison, da SuperGods, ed. Bao Publishing
* testo tratto da Captain Marvel 29
^Sigh^Life! - SuperGods
Molta enfasi, ma ben inserita nella sua cornice. In fondo, il percorso di questo libro serve anche a dare valore al lavoro dello stesso Morrison. E sono curioso di leggere di come parlerà del suo stesso lavoro e di quegli anni lì, gli anni '80, in cui lui e l'ondata britannica ha invaso il fumetto popolare statunitense.
Intanto le sue pagine mi riportano alla mente lo straordinario viaggio di Warlock nella visione psichedelica di Jim Starlin. Devo riprenderlo in mano, dove l'avrò messo?
^Sigh^Life! - Carta e stampa non possono...
A proposito di Long Wei 2, carta e stampa non possono ridurre un fumetto in questo modo.
C'è una totale mancanza di rispetto per
i lettori
gli autori
il mestiere di editore
la professionalità
...
Un invito: distribuire il fumetto in formato elettronico. Subito!
Grazie.
mercoledì 24 luglio 2013
Fairest 1
una delle cose più belle degli ultimi mesi,
guardami in faccia e spiegami perché
una storia vuota di idee, con dialoghi da telefilm,
che gioca scioccamente con l’immaginario
delle favole
avrebbe dovuto in qualche modo interessarmi?!
Willingham ha sempre il solito difetto:
scrive come se riassumesse la trama a un editor.
Quando iniziare a raccontare una storia ai lettori?
info: fairest 1
Nobody
a sostenere che questa storia è l’essenza
dell’avventura.
Il territorio immaginario è un altro:
surreale, onirico, simbolico e psicologico.
E letterario. E sentimentale.
Il contrario, potremmo dire, delle premesse
di un racconto Bonelli.
Non fosse che il tempo è maturo.
Un grosso neo: la lunghezza. La sintesi
avrebbe dato vita a una storia migliore.
info: le storie 10, Nobody
Furari. Sulle orme del vento
contare i passi è una delle principali tecniche
per la camminata consapevole.
Essere qui, ora, un passo dopo l’altro.
Osservando quel che c’è, nell'incontro
con la meravigliosa, potente fragilità della vita.
Non sempre si conta per le ragioni corrette.
Ma è bene ricordare che
la pace è ogni passo.
la pace è ogni passo.
Long Wei 2
Fine delle premesse.
Lui, il protagonista, è della peggior specie
di quelli che s’impicciano inutilmente.
Il meccanismo narrativo si mette in moto
e inizia a funzionare.
Si alza il tiro, un poco, e penso
Si alza il tiro, un poco, e penso
questa è la cosa che mi aspetto.
info: il blog di long wei
sabato 13 luglio 2013
giovedì 11 luglio 2013
mercoledì 10 luglio 2013
Amore nero
L’intrattenimento vive di cura
e reinterpretazione del noto.
Una storia fruibile da tutti,
quando non è banale ricorsività,
ha radici solide e stratificate.
Su quelle basi, il meccanismo narrativo
trova la sua forza, e la sua efficacia.
Il resto avviene nel ritmo,
nella scelta degli accenti: parole e segni.
Che poi sono la stessa cosa.
In questo piccolo scrigno prezioso
l’intrattenimento ha la sua piena ragione d’essere.
^Sigh^Quote! 40
understatement:
Un’uscita perfetta, quindi? No, naturalmente. Ci si incarta un pochino sul finale e l’intreccio rimane leggermente sospeso. Ma sono le cose minuscole a rendere queste pagine gigantesche. Questionare su altri aspetti sarebbe gratuito. Anche perché siamo solo al secondo numero.
Recensione di Long Wei 2, a cura di EvilMonkey da qui.
Linguaggio a parte: quando si perde il senso della misura. Ma è un'escalation... Critico militante o marchetta?
^Sigh^Life! - Dylan Dog, (contro)copertina
Da settembre, per Dylan Dog iniziano a cambiare le cose.
Dalle notizie a disposizione, sappiamo che ci sarà un graduale sviluppo di un approccio nuovo al personaggio, che ha inizio con una parziale revisione delle storie già pensate e realizzate in questi mesi.
In una storia di quasi cento pagine, a pochi, pochissimi mesi dalla stampa, come quella si settembre di Carlo Ambrosini, non è certo possibile apportare sostanziali modifiche (ammesso che ne avesse bisogno).
Giusta quindi la scelta di puntare sulla copertina, che ha tempi di lavorazione molto più brevi e che risponde in modo per certi versi anche più impattanti sul piano della comunicazione.
Le brevi considerazioni di Roberto Recchioni sulla scelta di questa cover, a firma come sempre di Angelo Stano, dimostrano due fatti:
- Che è in atto, per Dylan Dog, una serie di ragionamenti più concreti e, al contempo, più maturi, volti a valorizzare il patrimonio editoriale, economico e... culturale che Dylan Dog rappresenta.
- Che la consapevolezza editoriale in merito alla lavorazione delle copertine in casa Bonelli è, nella maggior parte dei casi, bassa, se non bassissima. Ed è un enorme limite, se pensiamo al potenziale comunicativo (a molti livelli) che le copertine hanno.
Andare avanti.
^Sigh^Quote! 39
Da qualche tempo, complice l'ottimo lavoro di Mauro Boselli, è un appuntamento da non perdere, per chi ama il fumetto seriale di avventura. E il prezzo dell'albo rimane una delle cose più clamorose del fumetto mondiale. Pensaci su. Ed ecco cosa dice Venturi:
Per quanto riguarda l'approccio alla sceneggiatura devo dire che ho cercato di attenermi il più possibile ad essa.
Sia perché Mauro Boselli, da par suo, mi aveva fornito un impianto narrativo solidissimo e vivace, e sia perché, come sempre, a partire da quello ogni disegnatore ha comunque molti spazi affidati a lui nei quali può sbizzarrirsi.
Se infatti il fumetto somiglia un po' al cinema si può dire che i molti ruoli che compongono la produzione cinematografica sono sostanzialmente gestiti nei fumetti da due persone.
E così se nello sceneggiatore si possono assommare le figure di soggettista, sceneggiatore, dialoghista, regista e così via, al disegnatore rimane un ampio ventaglio di competenze, come attore attraverso i personaggi disegnati, costumista, scenografo, direttore della fotografia, operatore alla macchina…insomma, c'è di che dare sfogo alla propria immaginazione!
Andrea Venturi, a proposito del Texone appena uscito, da qui
lunedì 8 luglio 2013
^Sigh^Life! - Sweet Salgari e l'eredità di un uomo
Altre tragedie colpirono successivamente anche la moglie e i figli dello scrittore: nel 1914 Fatima, giovanissima, rimase vittima della tubercolosi, mentre nel 1922 la moglie Ida si spense in manicomio.
Nel 1931 fu di nuovo il suicidio la causa della morte dell'altro figlio, Romero; nel 1936, per le ferite di un tragico incidente in moto, perse poi la vita Nadir, tenente di complemento del Regio Esercito. Un'intervista, conservata nelle teche di Rai Storia del 1957, ritrae l'ultimogenito figlio vivo Omar, che racconta alle telecamere della vita di suo padre. Tuttavia, anche Omar, in seguito, si suicidò, gettandosi dal secondo piano del suo alloggio nel 1963.
da wikipedia, su Emilio Salgari
Non sono mai stato un esperto di Salgari. Non posso dire di avere mai amato davvero i suoi libri. E non ricordavo in alcun modo il triste finale della sua vita.
Conosco certo, per vie dirette e indirette, la sua mitologia e l'enfasi della sua prosa, ma raramente mi sono lasciato trasportare dai suoi romanzi.
Sempre da wikipedia, scopro che Che Guevara lesse 62 dei suoi romanzi. Citato a fine pagina, in una nota sulle diverse influenze dello scrittore, sono colpito da questa strana deriva, così fuori contesto. La mitologia di uno scrittore si realizza anche così. Sono arrivato a leggere Sweet Salgari di Paolo Bacilieri buon ultimo tra gli ultimi e, per di più, senza le conoscenze di base.
Nell'approccio a un nuovo lavoro, sempre meno mi piace documentarmi in anticipo. La ricerca avviene dopo, se mai. Rifletto spesso sul fatto che le opere che amo di più sono quelle che lasciano aperti i nodi, che spingono i lettori a ricercare nuove informazioni, nuovi stimoli. Mi piace quando certi lavori ti rimangono addosso, in un modo o nell'altro.
Paolo Bacilieri è, oggi, il più importante autore di fumetti italiano. Lo dico senza alcun timore. Basta viaggiare per le pagine di Sweet Salgari per capirlo. La semplice intuizione di accostare i paesaggi evocativi ma familiari dell'Italia vissuta da Salgari, alle descrizioni esotiche dei suoi romanzi, rappresenta la cifra stilistica (si dice così) di un autore intelligente e unico. Poi l'aspetto tecnico: la sintesi del tratto, in quell'equilibrio tra realismo quasi fotografico e stilemi tipicamente cartoon; la cura per la composizione visiva e narrativa della pagina nel suo insieme; la scelta delle parole con cui i personaggi si esprimono; la capacità di raccontare una parabola di vita in pochi, rilevanti momenti essenziali. Siamo di fronte alla quintessenza del racconto a fumetti.
La tragedia del suicidio di Salgari, che lega e slega il senso di una carriera, prima ancora che di una vita, è il punto focale da cui tutto il resto viene osservato, per accostamento o contrasto. L'eredità del narratore è più o meno potente dell'eredità di sangue lasciata agli eredi, come suggerisce lo stralcio di biografia familiare che riporto a inizio articolo?
Se l'immaginazione ha permesso allo scrittore veronese di viaggiare e far viaggiare per il mondo, senza mai spostarsi dall'Italia; quella stessa divinità a due teste ha costruito nel tempo della vita grumi di dolore densi come il fango. Quell'odore di muffa e muschio e sottobosco, dell'ombra di uomini che non conoscono il riscatto, di budella sventrate in un modo che solo la perversione dell'immaginazione eroica più nera può generare, sono le sensazioni che Bacilieri offre al lettore. Senza interpretazioni. Con disincanto. Con ironia. Con una sensibilità rara per il fumetto italiano contemporaneo. Nulla è lasciato al caso, ogni segno studiato, ogni movimento dell'occhio sulla pagina è accompagnato da una lucidità che, spesso, personalmente, mi lascia il volto pieno di stupore. Perché è qualcosa che c'è solo nel momento in cui si diventa una cosa sola con quanto si sta realizzando, nell'intenzione, nella manualità, nella rivincita dell'arte sulla vita.
Sweet Salgari è l'apice di una carriera fatta di apici. Perdonami l'eccesso. Ma quando un autore è capace di realizzare una (non)biografia come questa e di giocare con l'inconsistente mondo di Antonio Serra nel racconto Sul pianeta perduto realizzato per la Sergio Bonelli Editore, capisci che non c'è più alcuna distinzione tra fumetto alto e basso, d'autore o popolare, e che l'integrazione culturale (mi piace questa parola) è possibile anche e soprattutto nel mondo del fumetto.
Spiace solo sapere che Bacilieri rappresenta un'eccezione e non la regola. Perché il pianeta perduto dell'editoria fumettistica italiana è tutt'altro che capace di aiutare autori come questi a crescere e trovare la propria voce. Ancora di più, quindi, in questo senso, la dedica di Sweet Salgari a Sergio Bonelli risuona come un riconoscimento dovuto.
domenica 7 luglio 2013
Sweet Salgari
Nei sogni si rivela la ferita.
Che sia il sonno, o parole su carta.
Non c'è vita che non abbia follia.
All'immaginazione la possibilità
di rendere schiavi
o liberare.
Il ritorno a casa ha sempre la forma
maestosa e immensa
del delta del Gange.
La vita civilizzata e borghese
non può che sognare l'acqua
e il suo movimento.
info: sweet salgari
mercoledì 3 luglio 2013
^Sigh^Life! - Spirou e una boccata d'aria
Estate.
Periodo di forti cambiamenti.
I piedi riposano nei sandali, mentre mi muovo lentamente in auto verso l'ufficio di Milano.
Stamattina mi sono alzato presto, e ho sorseggiato il primo volume dello Spirou di Franquin, che mi è stato gentilmente recapitato dall'amico Andrea Mazzotta. Una vera gioia di azione, pensiero, leggerezza e divertimento.
Un piccolo nettare di buonumore di cui nessuno dovrebbe privarsi.
Presto, un ^Sigh^Look! con una bella anteprima.