È più importante l’Artista o la sua Arte?
Se guardiamo da dentro il piccolo mondo e il posto che
occupiamo in esso, non c’è dubbio: l’Artista prima di tutto. E nel luogo
preferito dai fumettisti e dai loro lettori appassionati, questo è ancora più
vero. In questa attualità fatta di leggerezza, superficialità e consumo, si può
arrivare al paradosso per cui l’Artista si afferma ancor prima che lo faccia la
sua Arte. Il primo arriva dove non arriva la seconda. Perché la creatività è al
servizio del potere istituzionale, dell’affermazione della propria identità
metacomunicativa. In tanti, troppi casi, l’Arte è un pretesto per l’affermazione
dell’Artista.
Per raggiungere questo obiettivo, l’Artista si distrae e
impegna il proprio tempo nelle battaglie sbagliate.
Ma l’Arte è una sfida, è ricerca, è duro impegno, è sorpresa,
è mettersi costantemente in discussione, reinventando ogni giorno il proprio
occhio che osserva, la propria mente che elabora, le proprie emozioni che
rivelano. Alla fine, davvero, l’artista non dovrebbe contare più nulla. Dovrebbe
rimanere solo la sua opera. Quel che l’Artista ha da dire al di fuori della sua
Arte può essere importante socialmente, culturalmente, o per la sua comunità di
appartenenza. Ma non modifica di nulla la qualità della sua opera. Ma molti
fumettisti se ne dimenticano. Egotismo e bulimia multimediale spengono la creatività
e l’emozione del loro impegno. Il potere istituzionale è così ammaliante, vorace.
Peccato che sia effimero, illusorio e paralizzante. Paralizzante.
Abbiamo così tanti Artisti paralizzati dalla loro
appartenenza istituzionale, nel mondo del fumetto, che neppure ci ricordiamo più
perché seguiamo le loro opere. L’idea dell’intrattenimento a tutti i costi si
mangia tutto, primo tra tutto il tempo. E allora, leggere quello che un fumettista scrive nel suo blog rischia
di diventare più divertente, creativo, intrattenente della sua opera. E il nostro tempo vola via.
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