giovedì 27 giugno 2013

^Sigh^Life! - Maurice Sendak interview

Con colpevole ritardo, dovuto alla difficoltà a reperire il volume, sto leggendo solo ora il bellissimo numero 302 del Comics Journal dedicato a Maurice Sendak (e non solo, il volume, enorme, se lo giri ti rivela una sorpresa, ovvero un approfondimento molto corposo su Tardi).
Inutile presentare qui Sendak, perché non potrei essere abbastanza esaustivo e neppure abbastanza lucido, visto quanto amo il suo lavoro.
Segnalo però le due anteprime presenti sul sito del Comics Journal: qui e qui.
Il racconto di come Gary Groth è arrivato all'intervista con Sendak ci dice già molto di questo grande artista. Ma mi piace riportare una breve considerazione sull'infanzia che Sendak fa quando Groth approfondisce i temi relativi al suo bellissimo libro Outside Over There:

But see, children see those things. And when you take away the truth from them, you take away everything from them. And one of the passions I have about children is, we don’t know what they see, we don’t know what they really hear. And occasionally they are polite enough to let us in.

(una mia veloce traduzione)
 Ma vedi, i bambini vedono quelle cose. E quando gli porti via la verità, gli porti via tutto. E una delle passioni che ho sui bambini è, non sappiamo cosa vedono, non sappiamo cosa sentono veramente. E qualche volta sono abbastanza gentili da farci entrare.


Maurice Sendak, intervistato da Gary Groth, The Comics Journal 302

mercoledì 19 giugno 2013

^Sigh^Life! - Dragonero



Quando ho avuto la conferma che Dragonero sarebbe diventata una serie a fumetti per Bonelli, non ero certo felice. Di tutti i cosiddetti romanzi a fumetti usciti per l'editore, Dragonero è stato l'unico che non ho mai terminato di leggere. Il sonno mi prese più volte, al punto da abbandonarlo su una mensola fino alla sua tumulazione nello scatolone numero chi lo sa. I motivi? La riproposta dei cliché della narrazione fantasy in una veste piatta, didascalica e priva di una mezza idea originale che potesse giustificare questa nuova storia. Una nomenclatura, più che una storia. Un bigino, più che un viaggio.
Ma la narrazione fantasy classica nel seriale Bonelli è una mancanza importante, se pensiamo che l'editore ha da tempo maturato l'ambizione di coprire il più possibile i diversi territori della narrazione avventurosa. Purtroppo spesso dimentica che non l'horror in sé che ha reso celebre Dylan Dog, ma lo sguardo nevrotico e personale del suo ideatore Sclavi. L'esempio che cito è il più clamoroso, ma può valere per ognuno dei personaggi Bonelli di successo, collocato nel proprio tempo, dal primo Tex alla più recente Julia passando per Mister No.
Il primo numero di Dragonero è uscito da poco nelle edicole e ho letto solo le prime venti pagine, finora. E rifletto nuovamente sulla funzione critica che mi sono ritagliato negli ultimi anni. E sul senso di continuare a seguire tappe e riti di questo stanco ed esangue panorama editoriale seriale che trovo sempre più autoreferenziale e autocelebrativo e ripiegato e vittimistico.
Credo che la crisi economica e del mercato, le difficoltà della distribuzione con la connessa chiusura di molte edicole, e la faccia di un mondo dell'intrattenimento così sfigurata obblighi gli autori ad alzare la posta in gioco.
La cosa mi colpisce doppiamente se penso che ritengo i due sceneggiatori alla guida di Dragonero degli ottimi professionisti che hanno dimostrato, nella loro ormai lunga carriera, per modalità completamente differenti, di avere realmente qualcosa da raccontare. Il Vietti di un certo periodo di Nathan Never è stato una delle poche ragioni per cui seguivo la serie. Lilith di Luca Enoch, malgrado le numerose restrizioni cui si è sottoposto per essere all'interno delle regole della casa editrice, rimane una lettura coinvolgente.
Insomma, non mi sfugge il target del progetto, ma mi sfugge il punto, come credo sfugga agli autori. Se il target diventasse l'autore e viceversa?
Dylan Dog, nei suoi anni d'oro, ha generato il suo target, reinventandolo da zero pescando nella sensibilità reale viva e pulsante del suo tempo. E lo stesso fu per Mister No.
Possibile che l'indifferenza dei lettori, impermeabili all'idea che un banale fumetto li possa coinvolgere (se non sconvolgere), renda impossibile, oggi, creare nuovi target?
Sopravvivenza e conservazione sono le uniche parole magiche di oggi?

^Sigh^Quote! 38

understatement:




Le difficilissime condizioni del mercato e della distribuzione non hanno permesso a questo prodotto innovativo e di grande qualità di ricevere il successo che meritava. Siamo però certi che sia stato un esperimento importante di cui resterà segno nella storia a fumetti di questo paese. 

Dal comunicato ufficiale Star Comics che annuncia la chiusura della serie.
Lo sai, il problema difficile del mercato e della distribuzione è reale e asfissiante. Ma da autore ed editore mi interrogherei anche sui molti limiti di Davvero come seriale a fumetti.

giovedì 13 giugno 2013

^Sigh^Life! - Piani diversi

(c) ralf konig


Ci sono autori che quando esprimi un parere negativo su un loro lavoro, ti rispondono mettendo in luce la loro perizia tecnica nella costruzione delle tavole o delle storie. Hai presente?
Mi viene in mente una coppia che litiga, lui che dice a lei "vorrei solo avere un po' più di affetto", e lei che risponde "non lasciare in giro tutti quei fumetti".

La Casati, la musa egoista

^Sigh^Score! 5/6

Entri nella grande casa.
Gli arredi le stranezze
i rumori i colori
gli angoli bui i vizi
le perversioni.
La grande casa dell'ego
è un serpente a due teste.
Poi la morte.
Essere posseduti da una visione
o seguire una vocazione?
Un bellissimo commento corale a una vita.

info: La Casati, la musa egoista
info: il sito di Vanna Vinci

giovedì 6 giugno 2013

^Sigh^Quote! 37

Le edicole oggi arrivano a restituire anticipatamente al distributore – cioè senza manco esporre l'albo – anche il 30% di quello che ricevono. E questo vale anche per il fumetto che, fino a poco tempo fa, non subiva la resa immediata.
Ma da cosa nasce questa pratica della resa immediata?
Semplice: dal sistema distributivo che obbliga l'edicolante a pagare tutto quello che riceve, salvo poi ridargli indietro i soldi una volta che avrà reso l'invenduto. [...]
Va da sè che i più penalizzati in questo gioco al massacro che è la distribuzione in edicola sono quelli che entrano nell'arena per ultimi (i nuovo editori), con pochi prodotti (i piccoli editori) e, ancora peggio, con serie nuove che, in teoria, sono quelle che dovrebbero portare nuova linfa vitale all'editoria ma che, dall'edicolante standard (che fisicamente non può conoscere tutto quello che esce ogni giorno), sono visti con una percentuale di rischio maggiore rispetto alle probabilità di vendita che potrebbero generare.
Andrea G. Ciccarelli. Il testo completo qui